domenica 15 dicembre 2013


                                                 Refitting Nautico

Le case non sono altro che barche venute male, così saldamente incagliate che 
non si può nemmeno pensare a muoverle. Il desiderio di costruire una casa è lo 
stanco desiderio di un uomo capace di vedere davanti a sé un solo ancoraggio. 
Il desiderio di costruire una barca è il sogno della giovinezza, ancora restia ad 
accettare l’idea di un luogo definitivo in cui riposare: è forse per questo che, 
quando arriva, il desiderio di costruire una barca è di quelli a cui non è possibile 
resistere. Inizia come una piccola nuvola su un orizzonte sereno. Finisce 
coprendo tutto il cielo, tanto che non riuscite più a pensare ad altro. Dovete 
costruire per riconquistare la vostra libertà.
                                                                                                (Cit. Arthur Ransome)






Riconquistare la libertà:è proprio il proposito di chi ama il mare ed ama viverlo attraverso quella passione e quel forte desiderio di possedere una barca,sia essa nuova,usata,d’epoca!
Spesso si preferisce acquistare una barca usata e trasformarla con un buon refitting secondo il proprio gusto.
Un restauro sapiente, una complessa manutenzione straordinaria, un refitting sia totale che parziale,richiedono spesso un investimento significativo ma per molte imbarcazioni possono determinarne il nuovo valore, la nuova vita.
 Sapere quando e come intervenire, e soprattutto con quale struttura, è un fattore vitale per non trasformare un saggio investimento in una grande spesa “a perdere” ,con il dispiacere di non vedere la propria  barca riprender vita, ma anzi scoprirne difetti

Il mercato è esploso relativamente in fretta, sia in termini di dimensione che di numeri ,ed i servizi nautici non sempre sono all’altezza delle esigenze e degli investimenti richiesti, perchè a mancare sono spesso le professionalità specifiche e le strutture adeguate.
Ma di contro si sa che in Italia è anche possibile trovare capacità straordinarie, supportate da tradizione e tecnologia, in grado di realizzare anche il più sofisticato refitting e riportare a nuovo splendore yacht rari, vintage o vere barche d’epoca.
Un buon cantiere di  refitting unisce la passione alle competenze ed all’esperienza specifica ed ha la capacità di offrire ai propri clienti il supporto idoneo per varie tipologie d’intervento. Intraprende operazioni di prestigio e di business nel reperire le barche più originali o convenienti da far rifiorire con il refitting totale.
 Refitting idealmente significa prendere in consegna una grossa barca, smontarla pressoché in maniera totale, riprogettarne gli interni, gli esterni e gli impianti e dopodiché ricostruirla, provarla e certificarla.
                                                            

                                                              
LA SCELTA DEL CANTIERE

Un’imbarcazione ,sia essa a vela o a motore, può essere costruita con vari materiali, quali legno, vetroresina, leghe di metallo…Essendo essa sempre esposta agli agenti atmosferici, necessita pertanto di continue manutenzioni per garantire una navigazione sicura ed una crociera confortevole per gli ospiti e l’equipaggio.
Tali lavori devono essere svolti con una periodicità prefissata.  Un intervento di refitting permette all’armatore  di riqualificare la propria barca, sia dal punto di vista estetico che da quello funzionale e tecnologico.
 Con il seguente schema  possiamo analizzare le fasi generali di un refitting nautico:
 Analizziamo ora le fasi in maniera più dettagliata.
Il primo e fondamentale passo sarà per l’armatore quello di individuare il cantiere al quale affidarsi per svolgere i suddetti lavori.
Il cliente si affiderà ad un cantiere che si distingua per  la professionalità e soprattutto che ispiri un forte senso di affidabilità.
A tal proposito l’armatore, o chi per lui segue i lavori, prenderà informazioni circa il cantiere al quale affidare i lavori. Nella valutazione iniziale sarà importante conoscere le caratteristiche del cantiere ed orientarsi su aspetti fondamentali, come la disponibilità di mezzi adeguati alla realizzazione dei lavori, servizio impeccabile, qualità del prodotto, nuove strutture, materiali innovativi, tecnologia e know-how, rapporto qualità prezzo in linea con l'attuale andamento del mercato.
L’armatore quindi, informatosi sulla proprietà e direzione tecnica, chiederà un preventivo e che il lavoro venga svolto nell’interesse dell’imbarcazione e del suo proprietario.
Una volta avvenuta tale scelta, sarà il cantiere a farsi carico della buona esecuzione dei lavori, ricorrendo alla competenza delle proprie maestranze e avvalendosi, ove necessario , della collaborazione di ditte fornitrici qualificate.
Sostanzialmente un intervento di refit, per definizione, coinvolge quelli che sono gli “organi vitali” di uno yacht. Infatti, nella maggior parte dei casi la barca viene svuotata dei macchinari e delle linee interne che devono essere sostituite. E’ facile intuire allora quanto sia importante per un cliente fare in modo ch
e il denaro investito su questo tipo di intervento dia risultati fruttuosi e non si riveli invece una spesa molto onerosa e poco funzionale.
Infatti gli interventi di refitting cercano di proporre soluzioni compatibili con le richieste del cliente al passo con le nuove                  tecnologie.
 
Avvalendosi del supporto di architetti ed ingegneri altamente qualificati si è in grado di redigere un dettagliato e completo quadro dei lavori, definendo poi con l’armatore il budget di spesa, la tempistica e lo stato dei lavori.
E’ possibile ,se richiesto, il rilascio di idoneo certificato o perizia tecnica dei lavori eseguiti.
 A seguire un esempio di organizzazione di un cantiere:



                                                  





 Proprietà                                          Ufficio amministrativo,                              Ufficio 
                                                        contabile,  P.R.                                     Progetti




Direzione tecnica

Verniciatura

Attrezzatture                                                 Capo Squadra              Maestranze

Reparto resina

Reparto legno

Impianto

Magazzino

Perizie tecniche 
ed assicurative

Gru










 
   


                                                   LE FASI DI UN  REFITTING

Con questo termine, nella nautica da diporto, ci si riferisce ad un complesso di servizi offerti da cantieri specializzati per il restauro e la trasformazione di imbarcazioni e superyacht.  Il processo di refit restituisce loro nuova vita in termini di comfort, tecnologia, sicurezza, sostenibilità ambientale con costi decisamente più contenuti rispetto all’acquisto di una nuova imbarcazione.
Lo sviluppo di imbarcazioni “ecologiche”, sicure e competitive sul mercato , la ricerca dei materiali, l’accessibilità , il rapporto uomo – macchina, efficienti e sostenibili relazioni porto – territorio, rappresentano i punti principali per l’innovazione del settore.





         Il processo di refit si articola tipicamente nelle seguenti fasi:

  •  Accettazione imbarcazione in cantiere
  •  approvvigionamento materiali
  •  smontaggi e demolizioni
  •  assemblaggi, ricostruzione, montaggi etc.
  •  rifiniture, verniciature, sistemazioni

In maniera più dettagliata:

  • Fornitura e montaggio coperte in teak
  • Rigging coperta ed albero
  • Verifica impianti oleodinamici
  • Impiantistica ed elettronica
  • Costruzione e riparazione pulpiti ed accessori inox
  • Fornitura, smontaggio e rimontaggio finestrature ed oblo
  • Analisii non distruttiva di strutture in laminato o composito con ultrasuoni
  • Verniciatura scafo e coperta a gel coat o smalto
  • Ferring del bulbo e verifica tenuta scafo-coperta
  • Verifica apparati motori, controlli, tagliandi, revisioni al banco
  • Idraulica
  • Manutenzione e restauro interni
  • Falegnameri a e carpenteria in legno
  • Tappezzeria  
Ed infine:
  • varo

Un cantiere così strutturato riesce a fornire un servizio più economico, migliore e più veloce rispetto al singolo artigiano che non ha i mezzi e le strutture necessarie.  Parlando per fasi possiamo dire che il flusso di lavoro consiste nel:

1)    dare visibilità al cantiere, non tanto con la pubblicità quanto con una presenza costante a livello  internazionale;
2)    produrre preventivi corretti, completi e trasparenti;
3)    dare una dettagliata descrizione degli interventi sul preventivo che tranquillizzino il committente.
Segue poi l'organizzazione ed il controllo dei lavori e dei costi; infine il sea trial, le prove in mare di galleggiabilità e stabilità con le relative certificazioni. Spesso capita che una commissione composta da ingegnere, designer, falegname, verniciatore, elettricista e impiantista parta per andare a studiare in dettaglio un intervento dove si trova la barca ovunque nel mondo.




Quello del refitting di imbarcazioni a vela e a motore è divenuto il "core business" di alcuni fra i cantieri più tecnologici e meglio organizzati presenti nel panorama nazionale. Questo perché è cresciuta la richiesta per questo tipo di interventi ma anche perché il ricondizionamento di alcune imbarcazioni, spesso, è talmente impegnativo da richiedere strutture sempre più ampie e specializzate, talvolta persino più all'avanguardia di quelle a disposizione dei cantieri che le barche le costruiscono.


                                                                                          
                                                         
                                                       

REFITTING DI BARCHE D’EPOCA

Definire quale barca sia da considerarsi d'epoca non è facile:bisogna chiedersi se  è quella che ha più di venticinque o più di trent'anni .Se è stata rimaneggiata profondamente definire il grado di rimaneggiamento o di trasformazione, stabilendo così se la barca è d'epoca o no. In realtà, il termine "barca d'epoca" è solo una definizione soggettiva, mancando una definizione derivante da legge o almeno da consuetudine, così come anche, ad esempio, avviene per il termine "motorsailer": la legge italiana stabilisce quando l'imbarcazione è a vela (con o senza motore ausiliario) e quando invece è a motore (con o senza vela ausiliaria), ma non prevede il motorsailer, genericamente e abitualmente indicato come un'imbarcazione in cui motore e vela hanno uguale importanza ai fini propulsivi. Si capisce subito quanto la parola "motorsailer" sia vaga, dipendendo dalla superficie velica, dalle forme di carena, dalla capacità di stringere il vento, dalle forme e dalle dimensioni degli interni e della tuga e via dicendo.
Così avviene anche per il termine "barche d'epoca", variamente interpretato dai proprietari, dal cantiere, dai progettisti, dall'ASDEC, dall'AIVE e dalle altre associazioni di proprietari di barche, dagli organizzatori dei raduni, dai broker.


Con questo termine, nella nautica da diporto, ci si riferisce ad un complesso di servizi offerti da cantieri specializzati per il restauro e la trasformazione di imbarcazioni e superyacht.  Il processo di refit restituisce loro nuova vita in termini di comfort, tecnologia, sicurezza, sostenibilità ambientale con costi decisamente più contenuti rispetto all’acquisto di una nuova imbarcazione.
Lo sviluppo di imbarcazioni “ecologiche”, sicure e competitive sul mercato , la ricerca dei materiali, l’accessibilità , il rapporto uomo – macchina, efficienti e sostenibili relazioni porto – territorio, rappresentano i punti principali per l’innovazione del settore.





Che le barche d'epoca siano di moda è evidente: le riviste nautiche ne parlano, i broker le cercano e gli appassionati pure, mentre quotidiani e periodici intervistano volentieri famosi personaggi, fotografati a bordo dei loro preziosi velieri, trovati in un angolo di fiume, buttati da una parte, ma riconosciuti, armati e portati in Italia per il refit.
Questo interesse è esploso abbastanza recentemente, se si considera che, fino a una decina d'anni fa, i capannoni erano pieni di barche di legno che ormai non voleva più nessuno e sembravano destinate alla demolizione. Allora per moda,per passione o per  distinguersi dalle masse che hanno riempito i porti di barche molto simili tra loro ,si cerca il “ pezzo” unico che non ha nessuno, ossia la barca in legno, anche se vecchia, malconcia o addirittura semidistrutta o rimaneggiata .  Unica e di conseguenza diversa dalle altre.
A ben guardare, tra i proprietari di questo tipo di imbarcazioni c'è veramente di tutto: lo studente che vuole andare per mare con gli amici, l'industriale miliardario che vuole fare vedere a tutti il suo potere economico ed il vecchio appassionato che ha la barca fin dalla nascita ed è un vero intenditore.
Ognuno fa un uso diverso della sua barca: c'è chi la usa sul serio, c'è chi non ci va mai e la noleggia, c'è chi mette piede a bordo solo in occasione del varo , c'è chi vive a bordo e fa piano piano il giro del Mediterraneo, chi ci va in America e chi resta a Portofino o a Porto Cervo tutto l'anno. Nulla accomuna tutti questi personaggi, se non il fatto di possedere una barca diversa dalle altre, e nulla accomuna le barche, se non il fatto di avere una certa età: si trovano infatti derive e barche da regata storiche come il Dinghy 12 piedi S.I., il Dragone, il Requin o la classe U., classi metriche da regata come il 5,50 S.I., i 6 e gli 8 metri. Insomma tutta una flotta eterogenea e multiforme di barche in legno, in acciaio, a struttura mista legno e acciaio, a vela e a motore, di cantiere famoso o senza pedigree.
Ben diverse sono anche le condizioni in cui una barca d'epoca si può trovare, perché si va dalla barca completamente abbandonata, se non addirittura affondata, alla barca tenuta in perfetto stato da proprietari scrupolosi: tra questi due estremi si trova tutta una gamma di imbarcazioni che finiscono comunque tutte con l'avere in comune la necessità di essere rimesse in perfette condizioni.


                                                                                      

                                                  
                                                                       







                                             RESTAURO O RIPARAZIONE

Le differenze sono molte: un cantiere di riparazione è in grado di intervenire su qualsiasi parte di una barca classica, ma molte volte non ha il rispetto dovuto alle tecniche costruttive impiegate nella costruzione della barca che ci interessa, mentre un cantiere di restauro - e sono pochissimi in Italia - ha una grande preparazione, storica e culturale, su ogni tipo di costruzione tradizionale.
Vero restauratore è colui che conosce i metodi costruttivi, i materiali impiegati, le caratteristiche tecniche degli scafi, delle attrezzature, delle vele, delle imbarcazioni da diporto delle epoche passate, mentre il riparatore è colui che normalmente lavora sulle barche recenti, per le quali non è richiesta sensibilità storica e rispetto della tradizione.
Cantieri di riparazione e di costruzione in Italia ce ne sono alcune decine, mentre i cantieri in grado di intervenire profondamente su una barca storica per operazioni di restauro o ricostruzione sono molto pochi: tra questi ricorderò, ad esempio,CN Tecnomar di Fiumicino, Carlini di Rimini, De Cesari di Cervia, Bertolucci di Viareggio, Morri e Parra di Viserba, Valdettaro di La Spezia, il Cantiere Navale dell'Argentario di Porto S. Stefano, Mostes di Genova Pra, Sangermani di Lavagna e Beconcini di La Spezia.
Questi cantieri sono tutti validi ma non hanno le stesse capacità di intervento: ce ne sono di quelli che restaurano una barca all'anno o anche più di rado, altri per i quali il restauro è un fatto occasionale.


problemi del restauro sono molti: innanzitutto difficoltà di trovare barche interessanti e degne di essere restaurate, difficoltà di trasporto della barca fino al cantiere di restauro, gravosità e, talora, impossibilità di reperire disegni originali o informazioni sull'oggetto da ricostruire, scarsezza delle essenze di legno giuste per intervenire e, non ultima, la necessità di prevedere spese esose; non va dimenticato inoltre che i cantieri in grado di fare interventi estesi su barche d'epoca, sono pochi, e quei pochi sono sempre impegnati, per cui non si può pensare che una barca affondata nel fango possa essere ricostruita quasi completamente e tornare agli antichi splendori nel giro di pochi mesi.




Nel settore del restauro, soprattutto in quello delle barche di grandi dimensioni, come i 12 metri S.I. e i classe J, tutto assume dimensioni impensabili: spessore dei fasciami, dimensioni delle chiglie, cubatura di legname pregiato per fare coperte ed interni, alberi che superano facilmente i 40 metri di altezza, bozzelli di legno che pesano come un bambino, cavi d'acciaio di enorme sezione e, alla fine, conti da capogiro., professionisti simpatici ma poco pratici che si innamorano - ad esempio - di un vecchio 8 metri S.I., ma non hanno i soldi per intraprendere il restauro e sono alla perenne ricerca di uno sponsor.
Per tornare al problema base, non va dimenticato che il restauro è un'operazione complessa e costosa e che richiede una grande preparazione storica, culturale, tecnologica e di navigazione a tutti coloro che vi partecipano: all'armatore, ai progettisti, al cantiere, all'attrezzatore, ai carpentieri e a tutti coloro che devono ricostruire una barca in tutti i suoi particolari, rispettandone l'origine, ossia cercando di ricostruire fedelmente la barca, così come nacque o come successivamente  fu ridisegnata e allestita.


 Eccoci arrivati al punto dolente del restauro in Italia: mentre all'estero, ad esempio in Inghilterra, dove la tradizione nautica ha lontane radici, il restauro, anche di barche molto piccole, fino alle derive, è inteso a ricostruire fedelmente la barca nei suoi particolari come era al momento del primo varo, in Italia si ha più la tendenza a ricostruire scafo, coperta e sovrastrutture come in origine, intervenendo però anche pesantemente sulle attrezzature e gli accessori di coperta, sugli interni e sui particolari costruttivi.
Il proprietario della barca da restaurare vuole sì che la barca torni agli antichi fasti, ma vuole anche renderla comoda, pratica, maneggevole e soprattutto utilizzabile con un equipaggio ridotto a due o tre persone: risultato è che, su barche dei primi del secolo, si vedono bellissime coperte in teck con enormi verricelli e salpancore elettrici, alberi e boma in lega leggera di disegno moderno, impiombature Norseman, radar e strumenti elettronici bene in vista e via dicendo.




Il progettista incaricato dello studio di restauro o ricostruzione deve riuscire a mettere in barca tutti quegli impianti che una volta non c'erano e che oggi sono più o meno necessari: desalinizzatori, gruppi elettrogeni, impianti di riscaldamento, impianti elettrici estesi, strumentazione elettronica, ecc. Tutti questi accessori e impianti vengono messi in sentina nei vari gavoni della barca, soprattutto a poppa e nascosti ovunque possibile, col risultato che spesso una barca restaurata è talmente piena di cavi elettrici, tubi, serbatoi e così via, da non essere più ispezionabile nei punti vitali. Ma questo non avveniva all'epoca d'oro della costruzione in legno, perché allora le sentine in genere erano vuote, accessibili, lavabili e soprattutto ispezionabili; altrettanto dicasi delle sezioni poppiere delle barche, nei cui gavoni si poteva tranquillamente entrare per controllare periodicamente lo stato del fasciame, delle strutture, delle zone intorno alle lande e nello specchio di poppa.

                                                                         

 

   

                                                                   

                               IL PROCESSO DI REFITTING NEI DIFFERENTI AMBITI


• Refitting della falegnameria: all’interno della  falegnameria si realizzano modifiche interne, ripristino mobili danneggiati, lavorazioni di teak e parquet.




• Refitting della elettrotecnica: manutenzione e aggiornamento impianti elettrici, installazione di Radar, GPS, Navtex, telefoni satellitari, antenne V SAT, EPIRB, SSB, domotica, impianti audio/video, gestione remota, connessione remota, visori notturni e diurni visibili da remoto, internet di bordo.
• Refitting della illuminotecnica: realizzazione d’impianti all’avanguardia.
• Refitting della climatizzazione: fornitura ed installazione nuovi impianti, manutenzione e riparazione impianti esistenti.
• Refitting della idraulica: installazione dissalatori e impianti di trattamento acque, rifacimento e manutenzione impianti idrici.
• Refitting della meccanica: manutenzione e revisione motori.
• Refitting della oleodinamica: manutenzione e realizzazione impianti.
• Refitting deli ricambi: grazie ad un magazzino fornito ed alla stretta collaborazione con le migliori aziende di prodotti per la nautica, un buon cantiere può offrire ricambi originali in tempi molto brevi.
• Refitting della tappezzeria: sostituzione di moquette, divani in pelle e tessuto, tendaggi e rivestimenti.

• Refitting delle pulizie ed igienizzazione: uno staff qualificato è sempre operativo per garantire il miglior servizio di pulizie ed igienizzazione stagionale.

• Refitting della carrozzeria: si effettuano lavori di ritocchi, lucidatura, modifiche strutturali in vetroresina, verniciatura completa a gelcot e smalto.

                                                                                   

                                                          













                                                        

                                             IL REFITTING E LA CRISI


Dopo un anno passato in piena crisi, nel quale le vittime sono state numerose, anche i cantieri di prestigio della nautica da diporto cercano di rilanciarsi attraverso  il refitting.
 In sostanza, in un periodo di scarsa disponibilità finanziaria, molti neo armatori preferiscono optare per l’acquisto di una barca da diporto usata  alla quale magari apportare modifiche sia di carattere strutturale che estetiche, anziché optare per uno scafo nuovo.

Questa tipologia d’acquisto, in linea di massima, consente un buon risparmio ed al con- tempo permette un notevole livello di personalizzazione pari a quella che si otterrebbe con una barca mai varata.
Il refitting per i cantieri implica invece un ripensamento generale delle modalità di lavorazione, con l’introduzione di nuove professionalità sia di tipo artigianale che a livello tecnologico, così da consentire di poter recuperare veri e propri gioielli della tradizione nautica italiana.
In questo modo sembra proprio che le linee di sviluppo e comparto nautico possono godere di nuova linfa vitale, così come sembra anche confermato dal rinnovato interesse dei grossi gruppi finanziari per le operazioni di leasing nautico erogate proprio per il refitting di barche storiche.








Personalmente considero il refitting un vero e proprio patrimonio della cantieristica da diporto italiana ,sia perché tramanda l’arte dei maestri d’ascia, che ormai da secoli hanno prodotto capolavori ineguagliabili, sia per ridar vita ad imbarcazioni per troppo tempo trascurate.




Inoltre il refitting può rilanciare un mercato ecosostenibile che altrimenti vedrebbe notevoli problemi per lo smaltimento degli scafi in vetroresina,costruiti all’inizio degli anni cinquanta del secolo scorso.
Considerando quindi il periodo storico che attraversiamo, il refitting in termini economici apporta notevoli risparmi e benefici con la possibilità di ridar vita ad un’imbarcazione ,ma soprattutto di non dover rinunciare ad una grande passione,ad uno stile di vita.